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Gianluca Ferraris

Quattro serie di podcast dedicate ai più feroci serial killer italiani, raccontate come fosse un giallo

Mostri

Borgo San Lorenzo, 14 settembre 1974. I cadaveri di due fidanzati vengono ritrovati all’interno della loro auto. Qualcuno li ha uccisi a colpi di pistola mentre si erano appartati per fare l’amore. L’arma che li ha uccisi sparerà ancora altre due volte nel 1981, e poi di nuovo nel 1982. Sempre nei dintorni di Firenze, sempre con le stesse modalità, e con un collegamento inquietante che riporta a un delitto di molti anni prima. Ormai è chiaro: nelle campagne toscane si aggira un maniaco omicida. Ma mentre la caccia è ancora aperta, la strage prosegue.

1. Il maniaco delle coppiette: Il Mostro di Firenze

Nel 1985 la scia di sangue intorno a Firenze si arresta, ma non si arrestano le indagini. E dopo numerosi tentativi andati a vuoto, gli investigatori sono convinti di aver individuato il serial killer. L'indiziato si chiama Pietro Pacciani, un contadino dal passato oscuro e dal presente impenetrabile. La sua figura dividerà il pubblico per anni, e quello a suo carico sarà il primo processo mediatico della storia italiana, trasmesso perfino in differita in televisione. Ma è davvero Pacciani il mostro di Firenze? E se la risposta è sì, ha agito da solo?

2. Il contadino: Il Mostro di Firenze

Nel processo a Pietro Pacciani e ai suoi “compagni di merende” si alternano condanne e assoluzioni, ma la verità giudiziaria non soddisfa quasi nessuno. La morte dello stesso Pacciani, alla vigilia del suo ritorno in tribunale, dà adito a molti dubbi. E lascia irrisolti molti interrogativi fondamentali. Chi ha ucciso davvero le otto coppiette? È stata sempre la stessa mano? Esiste un mandante per i delitti del Mostro di Firenze? Chi ha depistato le indagini? E che cosa c’entrano con questa storia un ex militare americano e un gruppo di professionisti dell’alta società?

3. I misteri: Il Mostro di Firenze

Padova, gennaio 2001. Un tassista viene ucciso con un colpo alla nuca. Sul suo cadavere l’assassino lascia una carta da gioco: un re di cuori. Passano pochi giorni e il killer, con una lettera anonima, lancia una sfida alla polizia: pagate o ammazzerò di nuovo. Per gli investigatori è l’inizio di una corsa contro il tempo.

1. Il re di cuori: Michele Profeta

Mentre gli inquirenti non immaginano lontanamente chi possa essere, il serial killer fa la sua seconda vittima: un agente immobiliare, ucciso durante la visita a un appartamento. La pistola è la stessa del primo delitto, e anche questa volta a poca distanza dall’uomo viene rinvenuta una carta da gioco: è la firma dell'assassino.

2. Il re di quadri: Michele Profeta

L’assassino che da settimane terrorizza Padova ha già scelto la sua prossima vittima. E ha nascosto nel suo borsello una nuova carta da gioco: un re di fiori. La polizia, però, a questo punto delle indagini, è sulle sue tracce. Ma quando lo ferma, comincia un’altra storia. Chi è l’uomo che hanno di fronte? Un lucido assassino o un uomo traumatizzato?

3. Il re di fiori: Michele Profeta

Riviera ligure di ponente, primavera 1998. L’assassino si sente sempre più spavaldo. E a questo punto sfida direttamente la polizia uccidendo in rapida successione quattro prostitute e abbandonando i cadaveri sempre nella stessa zona. L’intervento dei RIS dei carabinieri consente di collegare fra loro i delitti e permette agli inquirenti di restringere il cerchio dei sospettati. L’incubo, però, non è ancora finito.

3. Le donne nel mirino: Donato Bilancia

Novi Ligure, aprile 1998. Un transessuale sfugge al maniaco che cerca di ucciderlo. La sua testimonianza mette gli investigatori sulle tracce di Donato Bilancia, di professione ladro e giocatore d’azzardo, indiziato di cinque omicidi nell’ultimo mese. Dopo essere stato catturato, però, Bilancia stupisce tutti. «Non ho ammazzato cinque persone», confessa, «ma diciassette». Inizia da qui il racconto di una lunga scia di sangue che ha terrorizzato la Liguria per quasi un anno.

1. Walter e gli infami: Donato Bilancia

Genova, Pasqua 1998. Il mostro è braccato, ma la sua psiche ormai compromessa lo spinge a sparare ancora e a cambiare per l’ennesima volta obiettivo. Prima di essere arrestato, ucciderà altre due donne, questa volta a bordo degli Intercity che attraversano la Liguria. Una ferocia immotivata, che apre spazio alle perizie psichiatriche su cui si giocheranno i tre gradi di processo. Donato Bilancia è un lucido assassino o la vittima di un trauma?

4. Il killer dei treni: Donato Bilancia

Genova, autunno 1997. Donato Bilancia ha ucciso i proprietari di una bisca clandestina, colpevoli di averlo truffato durante un incontro di poker. Dopo quella vendetta, prova a riprendere la sua vita di prima, fatta di piccoli furti e gioco d’azzardo. Ma ormai le pulsioni omicide hanno preso il sopravvento. E a ogni azione, Bilancia si lascia dietro almeno un cadavere: commercianti, benzinai, metronotte. Chi gli dà la caccia, però, continua a girare a vuoto.

2. Per soldi e per vendetta: Donato Bilancia

Gli inquirenti sospettano che il corpo ritrovato sia solo la punta di un iceberg. E poco dopo, dai campi dull’argine dell’Adige, cominciano a spuntare cadaveri di altre donne. Strangolate, smembrate e seppellite. Per il Nordest è l’inizio di un incubo. Intanto l’assassino, dopo quasi un anno di silenzio, chiede di parlare con i giudici.

2. La confessione: Gianfranco Stevanin

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