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Non-fiction
Prima di covid-19 veleggiavamo in tutta serenità verso quel “sempre”, inesistente in biologia, ma ben radicato nelle nostre speranze. La pandemia da covid-19 ha improvvisamente interrotto la navigazione con un inaspettato naufragio. Non è cambiato proprio nulla: il destino e la fragilità biologica dell’uomo rimangono sempre quelli. Solo che improvvisamente abbiamo preso coscienza di quanto possiamo essere deboli e di come il destino di tutti ci coinvolga.Il covid-19 ha trasformato tutti gli “altri” in “noi” e abbiamo improvvisamente preso coscienza dell’impossibilità di fronte all’ignoto della certezza di sapere sempre come guarire, richiamando la necessità della cura.Il prendersi cura ai tempi del coronavirus, ci dicono queste pagine, è possibile anche quando il guarire non è possibile. La trasformazione del compito del medico da guaritore a curante richiede un cambio di mentalità, un lasciar posto alla solidarietà e all’empatia. Vuol dire anche accettare, come “guaritori”, che il dolore degli altri ci ferisca; vuol dire prendere coscienza che quello che solitamente tentiamo di nascondere non è mero indice di debolezza, ma evidenza del fatto che si è uomini e donne come gli altri. E come tutti si soffre e si è vittima del dolore: il dolore dei curanti necessita esso stesso di essere preso in cura.L’epidemia da coronavirus è stata un’esperienza traumatica collettiva e come tale va curata attraverso l’elaborazione, la comunicazione e la catarsi. Le va data voce perché la parola è essa stessa cura.
© 2020 edizioni la meridiana (undefined): 9788861538009
undefined: 28 ottobre 2020
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Non-fiction
Prima di covid-19 veleggiavamo in tutta serenità verso quel “sempre”, inesistente in biologia, ma ben radicato nelle nostre speranze. La pandemia da covid-19 ha improvvisamente interrotto la navigazione con un inaspettato naufragio. Non è cambiato proprio nulla: il destino e la fragilità biologica dell’uomo rimangono sempre quelli. Solo che improvvisamente abbiamo preso coscienza di quanto possiamo essere deboli e di come il destino di tutti ci coinvolga.Il covid-19 ha trasformato tutti gli “altri” in “noi” e abbiamo improvvisamente preso coscienza dell’impossibilità di fronte all’ignoto della certezza di sapere sempre come guarire, richiamando la necessità della cura.Il prendersi cura ai tempi del coronavirus, ci dicono queste pagine, è possibile anche quando il guarire non è possibile. La trasformazione del compito del medico da guaritore a curante richiede un cambio di mentalità, un lasciar posto alla solidarietà e all’empatia. Vuol dire anche accettare, come “guaritori”, che il dolore degli altri ci ferisca; vuol dire prendere coscienza che quello che solitamente tentiamo di nascondere non è mero indice di debolezza, ma evidenza del fatto che si è uomini e donne come gli altri. E come tutti si soffre e si è vittima del dolore: il dolore dei curanti necessita esso stesso di essere preso in cura.L’epidemia da coronavirus è stata un’esperienza traumatica collettiva e come tale va curata attraverso l’elaborazione, la comunicazione e la catarsi. Le va data voce perché la parola è essa stessa cura.
© 2020 edizioni la meridiana (undefined): 9788861538009
undefined: 28 ottobre 2020
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