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Annamaria Anelli

Le storie creano mondi, fanno immedesimare le persone, inducono emozioni e comportamenti. Per questo è fondamentale che vi alleniate a raccontare di voi, quando cercate lavoro o intendete accendere una nuova collaborazione professionale. E parlare di voi non significa elencare le esperienze professionali, ma far uscire chi siete, raccontando anche ciò che sembra non-narrabile: il periodo della maternità, un fallimento, una fragilità. Perché non sono inciampi da tenere nascosti, ma elementi che vi rendono persone vere. “Ma quando un lavoro ce l’ho, posso smettere di raccontarmi?”. No! Perché sta iniziando un nuovo viaggio, tutto da svelare.

Le parole per farlo

Raccontare ciò che siete, oltre a ciò che fate o vorreste fare, è fondamentale quando cercate un lavoro o andate a caccia di nuovi clienti. E no, non è sufficiente elencare competenze o sciorinare diplomi: dovete spiegare a chi legge perché voi. Che sia in un curriculum vitae, nel profilo Linkedin o nella short bio di un qualsiasi profilo social.

Come raccontarsi\1 - Le parole per farlo

A parità di competenze, sono ciò che siete, l’energia che sprigionate e la voglia di mettervi in gioco a fare la differenza. Quindi raccontatevi, ma soprattutto fatelo senza usare le orribili frasi fatte, cioè quelle espressioni così logore e già sentite che disattivano immediatamente il cervello di chi le legge o le ascolta.

Raccontarsi senza frasi fatte\2 - Le parole per farlo

No, il congedo di maternità non è un buco nero che tutto annienta, da nascondere o sminuire. È invece, molto spesso, un periodo in cui le donne potenziano certe competenze. Se imparate a ri-raccontare la maternità per ciò che crea e fa crescere anche in ambito lavorativo, sarete utili a voi stesse, ma anche al mondo del lavoro nel suo complesso.

Raccontare il tempo della maternità\3 - Le parole per farlo

Nella Silicon Valley si augura “fail fast, fail often” (fallite velocemente, fallite spesso). Qui da noi, se le cose vanno storte o se la vita cambia i nostri piani, lo nascondiamo o, comunque, ce ne vergogniamo. E se imparaste invece a raccontare le svolte della vita come cambi di direzione che hanno contribuito a rendervi persone migliori?

Raccontare il fallimento\4 - Le parole per farlo

Quando scrivete o parlate di voi, elencare le vostre competenze non basta, perché così apparite freddi e un po’ scostanti. Ciò che vi dà spessore, umanità, è proprio il racconto di una fragilità: perché sprigiona calore e crea immedesimazione. Quindi, primo: rileggete le vostre fragilità in termini di benefici per voi stessi e per gli altri. Secondo: rivolgetevi a un pubblico che può apprezzare le vostre potenzialità, lasciate perdere chi è molto lontano dal vostro sentire.

Raccontare la fragilità\5 - Le parole per farlo

Continuare a parlare di voi anche quando avete finalmente ottenuto un nuovo cliente o un’occupazione stabile è fondamentale, per non sparire da un giorno all’altro dall’immaginario delle persone che vi circondano. La complessità del mondo del lavoro vi richiede, sì, di essere performanti, ma sempre di più anche di saper raccontare con parole vive e coinvolgenti chi siete e il vostro progetto. Diventate il vostro miglior portavoce.

Raccontare il tempo della maternità\3 - Le parole per farlo

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